Giorni un po’ strani questi, tempestivi, intensi, da rimboccarsi le maniche, da affidarsi, ringraziare per le belle persone che ci sono attorno, che si incontrano, che si costruisce insieme, almeno ci si prova.
E il teatro, e la musica, immagini e parole nelle loro sempre nuove forme che ancora una volta stuzzicano alla bellezza, alla vita, alla condivisione, a non dare per scontato le cose, le situazioni, le persone nella loro interezza e ricchezza, nelle tante sfaccettature, ombre e luci, sorrisi e lacrime.
18 anni fa, oggi, per me la diagnosi del diabete di tipo 1, malattia cronica, autoimmune, che non ci si va a cercare, e che non hai fatto niente di sbagliato perché arrivasse proprio a te, a ribaltarti come un calzino.
La fortuna, nella sfiga, è che ci sono delle terapie che permettono una buona qualità della vita. Quando hai la fortuna di abitare nella parte di mondo dove si ha accesso alle cure, ai farmaci salvavita e ai dispositivi medici. Quando hai la fortuna di non essere da sola.
Stanotte mi ha svegliata il pigolare del microP (microinfusore, microP come dico io). Un attimo prima di riaddormentarmi penso a questo mio 26 maggio. Non festeggio questo giorno, ne tengo conto.
“Ogni nuovo inizio proviene dalla fine di un altro inizio”
Lucio Anneo Senec
Ogni giorno scelgo di fare del mio meglio per convivere con la malattia. A volte è automatico, alcuni momenti pesante, altri è più facile. Mai senza, sempre in equilibrio, fragile ed instancabile, dinamico e tenace.
A 18 anni, quando prendi la patente, hai ancora molto da imparare alla guida. E oggi mi chiedo: a che punto sono nel mio percorso di crescita con il DT1? Forse, un nuovo passo di consapevolezza.
Che non toglie le fatiche, la ricerca di significato della malattia nella mia storia, il desiderio grande di una cura definitiva per questa subdola e complessa patologia.
Che non toglie l’impegno a starci dietro a tutte le cose metaboliche, annesse e connesse. Che non toglie tuttavia la gratitudine a starci dentro a questa vita che ho, la mia, così come è.
Non so se si possa pensare alla maturità rispetto una malattia cronica come il quotidiano farci pace… se penso alla mia vita con il DT1, oggi per me il primo passo nell’adultità: ogni giorno provare a farci pace in modo concreto e creativo.
