Si ricomincia così, un sabato pomeriggio di gennaio. Si interrompe l’erogazione dell’insulina, si chiude il catetere e si mette il microP in tasca. Ci si veste, un po’ tecnica e un po’ rimanendo umile. Si controlla di avere tutto: microP da una parte, bustine di zucchero, fazzoletto e chiavi nell’altra tasca. Si verifica che la glicemia sia ok per partire, ci si specchia tutta intera un’ultima volta. E ci si chiude la porta alle spalle.
A volte le complicazioni sono in realtà degli alibi, altre volte servono invece a renderti consapevole del momento.
Prima sessione di allenamento outdoor, preparato con una manciata di test su tapis rotulant per gestire le glicemie con microP.
Correvo anni fa, mi piaceva e mi aiutava molto nella gestione metabolica del dt1. Facevo terapia multiniettiva e andare a correre era anche uno stacco dalla malattia, tornavo indietro a quando facevo sport senza diabete. Non sono riuscita più a trovare il ritmo giusto da quando utilizzo microinfusore. Funzionava bene anche per drop the thought, liberare la mente. Controllavo la glicemia, mangiavo qualcosa e via di corsa.
Ho avuto uno stop, per lo più a causa di contratture muscolari varie e un aumento di peso. Ci sono voluti anni, vari tentativi di sport falliti, un cambio netto della terapia. Sempre quella vocina che mi diceva di non accontentarsi, di non adeguarsi, di non essere troppo esigente, con me stessa, ma nemmeno di dargliela vinta, al diabete. Intanto la vita ti mette in situazioni che ti sfidano, ti mette vicino persone che ti prendono per mano quando pensi di non farcela da sola, così piano piano vai avanti. Poi arriva un momento in cui finalmente quella vocina urla di gioia perché si accorge (prima di te) che hai finalmente trovato un nuovo equilibrio metabolico. Dopo un anno di assestamento, ritrovi anche la forma fisica e l’energia che per tanto tempo desideravi. È meravigliosa la complessità del nostro organismo, tutto connesso, resiliente, creativo, e anche che non lascia indietro nessuna parte di sé… una problematica fisica si ripercuote sulla mente, un blocco emotivo si manifesta nel corpo, una rinascita interiore illumina tutta la persona, e così via…
Ora è come essere in un corpo nuovo per me, imperfetto e bello così. È questa la mia vera ri-partenza, che ha il gusto di una ri-nascita.
La più grande differenza rispetto alla sportiva che ero prima è che ora devo programmare. Tutto. Sempre.
Devo ancora ottimizzare (si va per successivi miglioramenti, tentativi, prove… su strada) ma grossomodo ho preso confidenza con le tempistiche necessarie prima. Questo per me è da sempre stato un ostacolo. E allora ho spostato attenzione sui benefici, che già conosco bene e di cui sentivo nostalgia. Ho richiamato alla mia memoria fisica il gusto della corsa, la bellezza dello sport, per me. Mi sono focalizzata su quello. Il resto, le complicazioni, i dettagli in più di cui una persona senza diabete non si accorge, la sfida di gestire mentalmente la malattia senza andare in overthinking (sul diabete e su tutto il resto, proprio perché siamo connessi con noi stessi in tutto)… tutto questo va sullo sfondo. C’è, non può essere eliminato (e non deve esserlo se no sarebbe vivere nell’illusione di una realtà che non è). C’è, per quello che è, non più un ostacolo, non un limite. E può anche diventare occasione per essere più consapevole di ogni cosa, ogni scelta, essere presente nell’adesso in cui ci si trova, momento per momento.
E allora passano in secondo piano il telefono (con la app per scaricare e gestire dati del microP) sostituito ieri, il sensore che va in standby per aggiornamento dopo 10 min dalla partenza, le quattro bustine di zucchero dopo la prima mezz’ora, l’orologio che non vedo più bene senza occhiali quando diventa buio, il sensore che riparte segnalando glicemia < 50 mg/dL quando non la sento proprio così bassa (ed infatti dopo un quarto d’ora, a fine corsa, il controllo con glucometro indica 210 mg/dL).
Il gusto è sentire il ritmo dei passi sul ghiaino delle mura della città, l’aria che entra ed esce dai polmoni, le gambe che vanno e anzi nel ritorno allungo dimezzando i recuperi, la testa che si alleggerisce anche se deve gestire ancora troppe variabili da ottimizzare… e osserva in background e inizia a tenere il conto dei lampioni (n.interi a dx, mezza unità a sx… e allora la corsa sono 2,5 lampioni (2 min) e il recupero 1,5 lampioni (1 min), la faccia sorpresa degli amici che mi hanno preso per mano in questa impresa sportiva quando racconterò loro questo primo piccolo passo, molto importante in realtà.
E poi il sorriso che esce spontaneo nella pendenza dalla casa del boia in mezzo al vociare delle altre persone, al curvone del cus mentre guardo lo scorcio della città rinascimentale con il sole al tramonto, i tre passi in salita per ritrovare il sentiero delle mie impronte passate di qui, ripercorrere questa stessa strada con piedi nuovi, nuova consapevolezza, questa nuova versione di Mery, più me stessa di prima.
Le gambe vanno, il respiro è leggero, la mente è creativa, il cuore sorride.