il 26 di maggio

26.05.2005 Mai avuto buona memoria per le date, ma quel giorno me lo ricordo. Una secchiata di acqua gelata in testa: chiudi gli occhi, trattieni il respiro e per qualche istante ti distacchi dallo spazio-tempo. Per alcune settimane vivi in una bolla di sapone, l’obiettivo è sopravvivere. Nel frattempo impari ad apprezzare le persone che hai intorno, le cure che ricevi, il valore delle cose, l’effetto di far bene quel che puoi influenzare con le tue azioni. Poi inizia il contrasto con la tua vita di prima, e allora ti arrabbi, ti avvilisci, ti disinteressi, ti rifiuti di far bene quel che puoi influenzare con le tue azioni. Nel frattempo impari a volerti bene, ad ascoltare le persone che ti vogliono bene, a lasciarti voler bene, a lottare a denti stretti per la Vita. Così ti rendi conto che stai imparando la lezione dell’accettare e “sarai felice con gli altri, o da solo seduto su un prato e potrai usare tutto ciò che avviene nella tua vita, le tue gioie e i tuoi dolori, per diventare una persona migliore, più buona” (K.Gallmann)

Ci sono momenti in cui…

http://dri.hsr.it/ Il blog del Diabetes Research Institute (DRI) dell’ospedale San Raffaele di Milano,  che aiuta ad essere informati sullo stato dell’arte della ricerca scientifica sulla cura e la prevenzione del diabete e delle sue complicanze.

 

Ci sono momenti in cui… non importa come ci arrivi ma la cosa importante è esserci #DRIttiaVoi.  Sul momento trovi interessanti le tematiche della tavola rotonda e arricchente lo scambio con altre persone che, come te, escono di casa ogni mattina senza poter scegliere se prendere o lasciare a casa il diabete di tipo 1, almeno una mattina. In treno per rientrare a casa, rifletti anche su quanto sia utile – a volte necessario – dare forma e voce e confrontarsi con altri su cosa comporta vivere con questa malattia.

Ma è il lunedi sera, quando sei nella normalità della settimana e, in treno verso casa, ripensi alla tavola rotonda di due giorni prima e alla giornata lavorativa appena terminata. Il caffè in compagnia dei colleghi incontrati lungo il tragitto migliora l’inizio di settimana e in alcuni momenti penso sia proprio un lusso. La battuta della collega quando saluti e te ne vai a fine giornata chiude con leggerezza il lunedì regolare ma impegnativo, in cui non è mancata pure una bella ipoglicemia postprandiale – di quelle che mangeresti un elefante indiano di cioccolato fondente con nocciole ma poi ti fai bastare 15g di C12H22O11, tre bustine di zucchero. Tuttavia ripensando alle persone incontrate sabato, ognuna di loro nel proprio tran tran, un respiro profondo, e vai avanti con un po’ di leggerezza in più, perchè ti senti forse un pochino meno incompresa nella concretezza delle cose di tutti i giorni.

Per la serie “diabete in viaggio”

Per la serie “diabete in viaggio”, per chi non lascia che il diabete sia di ostacolo al mettersi in viaggio, specialmente se ancora non conosce la storia di Claudio Pelizzeni…

“Un viaggio di mille giorni attraverso 44 paesi alla scoperta delle culture, senza aerei e con uno scomodo compagno di viaggio: il diabete”.

da leggere il libro “L’orizzonte ogni giorno un po’ più in là”, ed. Sperling e Kupfer, oppure

da guardare il film a puntate qui 12milestohappiness.com

oppure seguirlo qui www.triptherapy.net

DolceMery

 

Se si unisce la deformazione professionale al fatto che sono un po’ strana, capitano a volte certe scene che subito non mi spiego ma capisco poi essere significative.

Come quella volta a una cena a casa di amici, anzi dopo, quando hai qualche squilibrio glicemico (perché non è semplice fare il conto del bolo, considerando conto dei carboidrati e correzione sulla glice già un po’ alta, senza tra l’altro immaginarne il motivo, il che aiuterebbe a valutare meglio il da farsi, stimando l’andamento nelle ore successive). E allora sei lí ma sei un po’ anche da un’altra parte, con la testa. Devo dire che situazioni così per me sono effettivamente abbastanza rare, e il più delle volte una cena tra amici è… a seconda dei casi, una piacevole o spassosa cena con amici!

Tornando a quella volta, ipoglicemia, dolci ancora da servire, nessuno ancora interessato al dessert. Quindi, mentre un po’ si chiacchiera, un po’ si scherza con la musica, un po’ si sta a tavola, un po’ si aiuta a sistemare in cucina e preparare dolci caffè e ammazza caffè, con l’occhiata di via libera a procedere della padrona di casa (i buoni amici in questo sono strepitosi, attenti e delicati esattamente quanto necessario) inizi a tagliare una torta, quella che più va incontro alle tue esigenze.
È lí che arriva quello che conosci appena, ti fissa e inizia a fare domande. Ora, in una situazione normale, una che fa?! Cosa che non puoi fare quando stai valutando quanto dovresti mangiare, o se è meglio qualcos’altro, e intanto le mani sono fredde, e cerchi di capire se la glice sta scendendo ancora oppure è solo un po’ di suggestione perché un’altra nottata con le glice sballate no, oggi no. C’è da dire inoltre che non è che ci tieni a dire a tutti “ciao, piacere sono mery, ho il diabete” quindi non è che la frase “scusa sono in ipo, puoi parlarmi tra un quarto d’ora” suona spontanea. In alcuni casi si, in altri no.
Ma tu sei donna, allora puoi continuare a fare i tuoi ragionamenti, tagliare la torta, sentirti le mani fredde, cercare di capire se la glice sta scendendo, e intanto cercare di rispondere in modo gentile, mediamente simpatico, sorridendo, senza sembrare una snob, senza precludere altre conversazioni.
E infatti, normalmente, accade proprio così. E non succede niente di sconvolgente, con un’ipoglicemia durante una cena tra amici. Però è faticoso, a volte più di quello che avresti voluto per quella serata: spensieratezza.

In un periodo così cosi per la tua malattia, niente di irreparabile ma una serie di piccoli momenti no, le fatiche ti porterebbero a: 1. far finta di niente, temporeggiando nell’affrontare le cose che non vanno e peggiorando le cose stesse, oppure 2. mettere in standby il resto, le persone e le cose positive della tua vita che sono fondamentali per una tua armonia, così come sei.
La svolta è allora non chiudersi in te stessa e lottare a denti stretti, con gli occhi che continuano a sorridere anche quando il viso è un po’ tirato.

Il bello è capire ciò che non eri riuscita a spiegarti, ti aveva messo in crisi e allo stesso tempo spinto a dare una svolta. Quello che conosci appena, che ti fissa e inizia a fare domande mentre cerchi di gestire un’ipoglicemia, ti mette in crisi perché va in frantumi il vetro che tende a isolarti dalle persone e dalle cose positive della tua vita. Puoi fermarti al “ciao, piacere sono mery” perché è quella la cosa più importante, così come sei. In effetti “ho il diabete” fa parte del pacchetto, che non ti sei scelta, ma che porti con te. È un’equazione in più nel sistema di armoniche della tua vita, non puoi non tenerne conto. In alcuni casi la risoluzione è immediata, in altri no. In alcuni momenti hai voglia di spiegarla, in altri no.