Se si unisce la deformazione professionale al fatto che sono un po’ strana, capitano a volte certe scene che subito non mi spiego ma capisco poi essere significative.
Come quella volta a una cena a casa di amici, anzi dopo, quando hai qualche squilibrio glicemico (perché non è semplice fare il conto del bolo, considerando conto dei carboidrati e correzione sulla glice già un po’ alta, senza tra l’altro immaginarne il motivo, il che aiuterebbe a valutare meglio il da farsi, stimando l’andamento nelle ore successive). E allora sei lí ma sei un po’ anche da un’altra parte, con la testa. Devo dire che situazioni così per me sono effettivamente abbastanza rare, e il più delle volte una cena tra amici è… a seconda dei casi, una piacevole o spassosa cena con amici!
Tornando a quella volta, ipoglicemia, dolci ancora da servire, nessuno ancora interessato al dessert. Quindi, mentre un po’ si chiacchiera, un po’ si scherza con la musica, un po’ si sta a tavola, un po’ si aiuta a sistemare in cucina e preparare dolci caffè e ammazza caffè, con l’occhiata di via libera a procedere della padrona di casa (i buoni amici in questo sono strepitosi, attenti e delicati esattamente quanto necessario) inizi a tagliare una torta, quella che più va incontro alle tue esigenze.
È lí che arriva quello che conosci appena, ti fissa e inizia a fare domande. Ora, in una situazione normale, una che fa?! Cosa che non puoi fare quando stai valutando quanto dovresti mangiare, o se è meglio qualcos’altro, e intanto le mani sono fredde, e cerchi di capire se la glice sta scendendo ancora oppure è solo un po’ di suggestione perché un’altra nottata con le glice sballate no, oggi no. C’è da dire inoltre che non è che ci tieni a dire a tutti “ciao, piacere sono mery, ho il diabete” quindi non è che la frase “scusa sono in ipo, puoi parlarmi tra un quarto d’ora” suona spontanea. In alcuni casi si, in altri no.
Ma tu sei donna, allora puoi continuare a fare i tuoi ragionamenti, tagliare la torta, sentirti le mani fredde, cercare di capire se la glice sta scendendo, e intanto cercare di rispondere in modo gentile, mediamente simpatico, sorridendo, senza sembrare una snob, senza precludere altre conversazioni.
E infatti, normalmente, accade proprio così. E non succede niente di sconvolgente, con un’ipoglicemia durante una cena tra amici. Però è faticoso, a volte più di quello che avresti voluto per quella serata: spensieratezza.
In un periodo così cosi per la tua malattia, niente di irreparabile ma una serie di piccoli momenti no, le fatiche ti porterebbero a: 1. far finta di niente, temporeggiando nell’affrontare le cose che non vanno e peggiorando le cose stesse, oppure 2. mettere in standby il resto, le persone e le cose positive della tua vita che sono fondamentali per una tua armonia, così come sei.
La svolta è allora non chiudersi in te stessa e lottare a denti stretti, con gli occhi che continuano a sorridere anche quando il viso è un po’ tirato.
Il bello è capire ciò che non eri riuscita a spiegarti, ti aveva messo in crisi e allo stesso tempo spinto a dare una svolta. Quello che conosci appena, che ti fissa e inizia a fare domande mentre cerchi di gestire un’ipoglicemia, ti mette in crisi perché va in frantumi il vetro che tende a isolarti dalle persone e dalle cose positive della tua vita. Puoi fermarti al “ciao, piacere sono mery” perché è quella la cosa più importante, così come sei. In effetti “ho il diabete” fa parte del pacchetto, che non ti sei scelta, ma che porti con te. È un’equazione in più nel sistema di armoniche della tua vita, non puoi non tenerne conto. In alcuni casi la risoluzione è immediata, in altri no. In alcuni momenti hai voglia di spiegarla, in altri no.