Cosa hai lì nel braccio?!

Estate. Inizia la stagione della domanda:

Cosa hai lì nel braccio?!

Alcune (solo alcune in effetti) delle risposte che mi vengono in mente…

a) un microchip perché ogni tanto mi perdo e così mi ritrovano facilmente
b) un bottone per spegnermi quando parlo troppo (ah no, questo non esiste ancora!)
c) una mini-cassa bluetooth
d) un bottone che se lo apro ti sgonfio?! (migliore risposta di sempre, della mia amica Vale, maestra di sarcasmo)

Da alcuni anni esistono piccoli device, i cosiddetti ‘sensori glicemici’, che permettono il monitoraggio in continuo del glucosio (continuous glucose monitoring, CGM). Sono grandi poco più di una moneta e leggermente più spessi, si fissano alla cute con un adesivo e, attraverso una cannulina che va sottocute, consentono di rilevare continuamente il livello del glucosio nel liquido interstiziale, fornendo centinaia di valori al giorno.

Attualmente ci sono due tipi di sistemi: i CGM in tempo reale (real-time CGM, rtCGM) e i CGM a rilevazione intermittente (intermittently viewed CGM, iCGM), detti anche sensori glicemici flash del glucosio (flash glucose monitoring, FGM).

La forma, il funzionamento, la “durata” ecc dipendono dalla tecnologia e dalla marca, cioè dal knowhow del produttore. Per una persona con il diabete, la scelta dipende in primis da quello che “passa” l’AUSL.

Il “mio” sensore è quella specie di conchiglietta di Santiago di Compostela, che può stare sul braccio, sull’addome, sulle gambe ecc… che “dura” una settimana (a me in realtà solo 5 giorni), che “parla” con microP (quello sempre ben nascosto sotto la maglietta e collegato tramite un catetere alla pancia) e lo “aggiorna” sui livelli di zucchero nel sangue così che il microP possa modulare nel tempo l’insulina da iniettare… ma questo è un altro capitolo della storia.

Secondo me, per le persone con il diabete di tipo1 è fondamentale gestire la malattia con il monitoraggio in continuo della glicemia, guardando agli “andamenti” oltre che ai valori istantanei, e cioè utilizzando con sensore. Che poi la misura della glicemia non sparisce del tutto, anche i sistemi più sofisticati hanno bidogun diritto averlo a disposizione come facente parte della terapia, un dovere utilizzarlo al meglio come strumento per gestire la malattia!

E mentre nel mondo – ed in Italia anche in certe situazioni – è un “privilegio” solo di alcune persone, mi capita che sportivi amatoriali mi chiedano info per acquistare il sensore libre per migliorare le loro performance dopo averne visto la pubblicità. Costo circa 60€ l’uno, durata 14 giorni.

Il diabete, l’accesso alle cure, la tecnologia, le contraddizioni!

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